Con la recensione di OnePlus X, lo scorso Dicembre, ho impostato lo standard di qualità di una recensione per me stesso. Uno standard che non riuscirò a raggiungere più per molto tempo, a causa di alcune priorità di cui non vedo l’ora di parlarvi, ma che si concretizzeranno solo alla fine di questa estate.

OnePlus 3 selvatico sul tavolo della cucina, sa proprio di eleganza.
La recensione di OnePlus X è stata il modello che ho costruito per riassumere lo smartphone Android del 2015: materiali premium anche nei modelli di fascia media e bassa, fotocamera sempre migliore, design sempre più elegante, abbandono di tutti i bloatware, abbraccio più stretto con i servizi Google, e prezzi sempre più competitivi. In ogni caso, tutte le mie assumptions, le mie premesse per la descrizione dell’OnePlus X ruotavano intorno al concetto che quello smartphone era nella media. Un medio gamma con prezzo da fascia bassa, solo 250€. Ancora oggi lo consiglio a tutti quelli che mi chiedono uno smartphone entro i 300€. Ma proprio ad occhi chiusi, senza pensarci sopra nemmeno per un istante. Ripeto, si tratta di un telefono nella raggio di comprensione di ciò che uno smartphone può fare.
Recensire OnePlus 3 è diverso, e credo sia difficilissimo. Per lo meno mantenendo il format di emotional storytelling che sto cercando di instaurare.
OnePlus 3 è, come si direbbe in inglese, “out of range”.

OnePlus 3, un oggetto di design, si dice così?
È uno smartphone normale, nel senso che non ha 8 fotocamere, ultrapixel, non ha il raffreddamento a liquido, non ci puoi attaccare e staccare i moduli a tuo piacimento, non ha lo schermo curvo. Ha tutte le caratteristiche di un normale smartphone, ma portate all’estremo. Mi spiego meglio.
Chip Snapdragon 820, cioè il più figo che c’è finora (sta già arrivando l’821, sigh..), fotocamera posteriore da 16 MP, anteriore da 8 MP, display Optic AMOLED Full HD con rivestimento Gorilla Glass 4, e 6 GB di RAM. 6 GB di RAM.
6 GB di RAM.
6 GB di RAM.
6 GB di RAM.
6 GB di RAM.
Se non si fosse capito, questi 6 GB di RAM rendono OnePlus 3 veramente un mostro. Ma perché?
PIPPONE SUL PERCHE’ LA RAM E’ COSI IMPORTANTE
Prendete un computer: dopo la fine della seconda guerra mondiale (sì, sto andando così tanto indietro), Von Neumann, un tizio che oggi dovremmo lodare tutti, si inventò un modello che oggi è seguito da TUTTE le aziende che costruiscono dispositivi elettronici assimilabili a calcolatori. Il modello è questo:

Modello di Von Neumann
Allora la Memoria era unica, non esisteva la distinzione fra RAM e quello che poi assunse il nome di disco rigido, alla fine degli anni ‘80. La memoria serviva, e serve tutt’ora, a immagazzinare informazioni sui programmi che dovevano essere eseguiti. A posteriori, possiamo dire che la memoria intesa da Von Neumann era quella che oggi noi chiamiamo RAM perché, guarda un po’, i programmi non erano precaricati nel computer, ma dovevano essere caricati attraverso circuito stampato prima, e floppy disk dopo. Non ho menzionato il CD perché quando arrivò questo nuovo tipo di supporto di memorizzazione ottica, oramai ogni computer aveva una sufficiente capacità di disco rigido nel quale immagazzinare i programmi, e quindi avere un CD era un modo per trasferire i programmi, e non per farli proprio avviare.
Ad oggi, la sequenza (molto semplificata, ma esemplificativa), con la quale un programma si avvia è questa, ed è stessa sia per i computer che per i dispositivi mobile:
- Clicchi/tappi sull’icona del programma/app
- Porzioni di codice necessarie all’avvio vengono sparate in meno di 1 nanosecondo dalla memoria secondaria, che può essere una Flash, un HDD, una SSD, o una UFS di ultima generazione, nella memoria primaria, c.d. RAM, attraverso i circuiti logici.
- Ogni cella nella RAM ha un indirizzo tramite il quale il sistema operativo, alla fine, sa dove trovare tutto quello che gli serve. Una volta che il codice per l’avvio è stato eseguito dalla CPU, una porzione di quel codice manda una richiesta per ottenerne dell’altro, che viene preso dalla memoria secondaria e rifà lo stesso percorso del codice iniziale.
Il codice iniziale viene eseguito dalla CPU, che è molto vicina alla RAM. Per velocizzare ancora di più le operazioni di lettura e di scrittura del codice, è stata inventata la cache, che è una porzione di spazio molto più vicina della RAM alla CPU e che contiene codice che deve essere eseguito subito dopo. La cache prende il codice dal RAM che, a sua volta, lo prende dalla memoria (Flash, SSD, HDD, ecc.).
Questi 3 passaggi vengono eseguiti a ciclo continuo durante tutto il tempo in cui un programma è in esecuzione, e una parte del codice è eseguito anche quando lo stesso è in background, cioè non sta richiedendo le risorse del sistema in modo prioritario.
Appare chiaro dunque che la RAM è la memoria non solo principale, ma anche centrale all’esecuzione di un qualsiasi processo su un qualsiasi dispositivo.
Negli smartphone, solitamente il codice scritto per un programma è ottimizzato per essere eseguito su uno schermo più piccolo, tenendo conto dei consumi energetici e del surriscaldamento del processore. E’ per questo motivo che, ad esempio, il primo iPhone aveva 128MB di RAM. Con il passare del tempo però, gli utilizzi dello smartphone sono diventati potenzialmente più complessi. Dico potenzialmente perché ora su un iPhone o un OnePlus o un Galaxy si può anche montare e renderizzare un video in 4K, se si volesse. Io non l’ho mai fatto, ma se non dovessi avere un computer a portata di mano e volessi condividere un’esperienza spettacolare che ho appena vissuto, lo farei.
Quindi l’equazione molto semplice diventa
Tutti i processi potenzialmente avviabili + tutti quelli avviati <= Capacità(RAM)
Con 4 GB di RAM, sulla maggior parte dei top di gamma 2016, si fa tutto. Ma bastano anche 3 GB. Di meno, ho scoperto da qualche settimana che ormai è inutile anche accenderlo, se non è proprio ottimizzato bene. Questo perché, nonostante le app di per sé non hanno molto codice, a meno che non siano giochi o app per l’editing, hanno sempre più contenuti. Snapchat deve caricare foto e video, Facebook tutti i post, gli amici, Twitter tutti i tweet.
FINE PIPPONE
Quindi il succo della questione è:
più RAM c’è, e meglio ottimizzata è il processo di trasferimento dei dati, più codice e contenuto può contenere nello stesso momento, senza doverlo richiedere alla memoria secondaria.
Un esempio con Twitter, dopo aver aperto altre 30 app almeno:
Con smartphone non OnePlus 3 | Con OnePlus 3 |
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Come vedete, c’è un passaggio in meno. Questo perché, oltre ai dati dell’app stessa, nella RAM di OnePlus 3 c’è così tanto spazio che viene tutto pre-caricato così è già disponibile ad essere elaborato dalla CPU. Bisogna solo scorrere il feed per vedere i nuovi contenuti, sono già li.

OnePlus 3, è sottile ma non è una sottiletta
Allo stesso modo ci sono tutta una serie di cose che risultano visibilmente più veloci, ad esempio lo scatto di una foto in HDR, che sono ottime, comparabili a quelle ottenute con iPhone 6S Plus e Nexus 6P.
Non so come spiegarlo meglio, ma tutto è velocissimo. Tengo 40-50 app aperte in background e sono tutte, ripeto tutte, caricate direttamente in RAM. Niente è caricato due volte. E tutto questo non influisce neanche sulla batteria. In OnePlus si sono superati. Per due motivi:
- Non sento il bisogno di pensare a ricaricare il telefono durante la giornata, so che da quando lo stacco la mattina alle 9 fino a quando lo riattacco la sera alle 23, avrò carica residua. Che poi ho avuto in prova OnePlus 3 esattamente il giorno in cui è uscito Pokémon Go (qui una serie di articoli che abbiamo scritto tempestivamente sul fenomeno). Sono stato i primi 3-4 giorni a caccia di Pokémon durante tutte le pause che riuscivo a ritagliarmi, e comunque arrivavo alle 20.
- In ogni caso, anche se dovessi caricare il telefono perché ho giocato per 5 ore di fila a Pokémon Go, con la ricarica super-rapida DASH lo attacco per 45 minuti e sono al 100%. Con una ricarica così veloce, basta attaccarlo 10 minuti prima di uscire per caricarlo del 20-30%, una figata. Hanno fatto bene: avranno pensato “non possiamo costruire una batteria più capiente, perché non facciamo un caricatore che carica in un attimo?”, e così secondo me si cambierà il paradigma di aspettativa nei confronti delle batterie. Fino a che non perfezioneranno quelle al grafene, o ad idrogeno, o inventeranno quelle a energia perpetua (vedi Paradosso del Gatto Imburrato), questa soluzione è sicuramente molto comoda.

Paradosso del Gatto Imburrato
Il resto non è, secondo me, rilevante. Ah, certo, ha l’USB-C, così finalmente non romperemo più la porta USB attaccando lo smartphone alle 4 di notte, dopo una notte a bere. E il sensore per le impronte è stra-veloce, proprio come Apple vuole. Brava, OnePlus. E so che è un suicidio mentale, ma provate a usarlo senza cover. E’ così bello senza. E #sticazzi che ce l’hanno tutti uguale. Tanto ancora non è mainstream.
Valutazione
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Design - 9.8/10
9.8/10
-
Display - 9.4/10
9.4/10
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Suono - 8.8/10
8.8/10
-
Sistema operativo - 10.0/10
10.0/10
-
Fotocamera - 9.5/10
9.5/10
Conclusioni
Alla fine dei conti, in questi 6 mesi ho provato tutti i top di gamma tranne il Galaxy S7. Partendo dal fatto che a e non piace proprio l’interfaccia TouchWiz, neanche ora che è stata semplificata molto, e che lo schermo curvo è, obiettivamente, una mossa di marketing per offrire quella che, proprio in marketing, si definisce Unique Selling Proposition (aspetto caratterizzante che differisce la propria offerta da quella media del mercato), io ergerei tranquillamente OnePlus 3 a miglior smartphone della prima metà del 2016, rapporto qualità/prezzo. Quindi, compratene tutti, e non vi pentirete.