Sono circa le 6:30 di mattina quando apro gli occhi sul mio smartphone. La notte ha digerito l’ultimo Keynote di Apple del giorno prima e sulla bacheca di Facebook iniziano a scorrere decine di post dedicati all’evento, le novità, il futuro che a breve diventerà nuova abitudine. iPhone X è la parola d’ordine, tutto ruota attorno a lui. Inizio a rifletterci senza sosta. Non è “solo” l’ennesimo Keynote, c’è altro dietro la tecnologia che Apple sta per lanciare sul mercato.
“Ancora non hai capito con che cosa hai a che fare vero?”
– le parole Ash, l’androide dell’equipaggio di Alien, quando inizia a spiegare la natura delle entità aliene nascoste nel corpo degli umani.
Questa scena mi è tornata in mente parecchie volte dopo aver intuito, almeno a mio modesto parere, cosa si cela realmente dentro il nuovo iPhone X. Il gioiello di mamma Cupertino è nato lasciando come sempre il popolo della mela morsicata a bocca aperta. Elegante e impeccabile. Parliamo pur sempre di Apple.

FaceID su iPhone X
Ma probabilmente mai come ora la parola “ultimo iPhone” è stata più vicina alla realtà. Il modello appena presentato porta in grembo il futuro di un’altra tecnologia, nascosta nelle sue performance hardware, evidente tra un’applicazione e l’altra. Mi riferisco alla realtà aumentata, AR.
Pokemon Go. Gli effetti speciali di Instagram e Messenger. Iniziamo ad intuirne il potenziale, ma mancano ancora killer application per darci una netta visione d’insieme. Quest’ultima la acquisiremo col tempo, un’app per volta, partendo da proposte semplici ma onnipresenti.
Detto fatto: ecco a voi le animoji! Grazie al face mapping, l’iPhone X acquisirà i lineamenti del nostro volto e le espressioni facciali adattandole alle emoji statiche che abbiamo usato finora. Il risultato è che le chat diventeranno un po’ per tutti un perenne carnevale con maschere digitali dinamiche. Applicazione effimera forse, eppure probabile che sarà grazie a questa che prenderemo la mano con la realtà aumentata. Se ci pensate bene, è anche come abituarci a gestire avatar digitali. Per quando arriverà la Realtà Virtuale di massa, subito dopo la AR (educazione predittiva).
Le useremo ogni giorno, a milioni. E milioni saranno i dati (biometrici) registrati dai nostri dispositivi, elaborati per cercare soluzioni sempre migliori. Una nota dolente, in fondo, perché la complessità dei dati raccolti aumenterà esponenzialmente, senza essere accompagnata da strumenti a disposizione degli utenti per il loro controllo. L’ennesima breccia nella nostra privacy, una parola che sta diventando quasi imbarazzante da pronunciare.

Animoji su iPhone X
E intanto, mentre milioni di persone applaudono il miglior iPhone di sempre, quest’ultimo rappresenta molto probabilmente la vetta di un lungo percorso che da adesso, invece che salire, potrebbe discendere verso una progressiva scomparsa degli smartphone. O almeno di una loro completa trasmutazione.
La AR non è destinata a rimanere su questi ultimi, dove sinceramente mi dà l’impressione di un gatto al guinzaglio. La user experience chiede a gran voce di utilizzare altre piattaforme, non tascabili ma indossabili come i visori, che nel tempo diventeranno leggeri, ben integrati con la nostra vita quotidiana, immediati.
iPhone X è portatore sano della fine degli smartphone o almeno di una parte di essi. Sta letteralmente incubando una tecnologia che in tempi non molto lunghi migrerà sulle nuove piattaforme portandosi dietro una gran quantità di funzioni che al momento riteniamo esclusiva del mobile. E’ suggerimento di un mondo post smartphone e raccoglierà, dato dopo dato, i feedback su come desideriamo questo futuro.
Il nocciolo della questione è che quello che stiamo vivendo è probabilmente il primo vero capitolo della Sfida delle Interfacce.

AR su iPhone X
Per decenni, gli ambienti digitali si sono evoluti sotto le mani degli sviluppatori acquisendo via via contenuti più verosimili, dettagliati, complessi. Ne è derivata quella che oggi chiamiamo Realtà Virtuale, mondi sintetici a nostro piacimento su cui possiamo affacciarci attraverso i visori VR. Simili a caschi oggi, invisibili un domani.
Realtà fisica e realtà virtuale sono chiaramente in rotta di collisione e nell’incontrarsi danno vita a specie ibride, dove contenuti fisici e digitali si riconoscono, interagiscono, arricchiscono a vicenda. In questo contesto, la Realtà Aumentata è il ponte di connessione tra i due estremi.
Ciò che ancora li separa è una sottilissima parete trasparente: lo schermo. Si giocherà tutto su questo campo di cristalli liquidi, mentre il resto dell’hardware dovrà man mano scomparire in secondo piano. Lo sta già facendo, se pensiamo che iPhone X è tutto schermo, e lo stesso varrà per i suoi competitor.
Realtà Virtuale e Realtà Fisica sono destinate ad incontrarsi in futuro. Quanto ci vorrà è direttamente proporzionale allo spessore di quella parete trasparente e a quanto saremo capaci di oltrepassarla. Chissà, magari gli smartphone diventeranno talmente sottili e adattabili da trasformarsi in visori come semplici occhiali. Oppure entrambi cederanno il passo alle rivoluzionarie interfacce che vedremo di qui a dieci anni e che assottiglieranno la famosa parete: le BCI, brain-computer interfaces.